La scelta del silenzio

L’incontro

Si è prodotto circa una anno e mezzo fa, nell’anticamera di un percorso di mute apparizioni, di spazi senza nome. E’stata una presentazione senza previo avviso, senza pudore, così come deve essere.
Ho potuto constatare, senza premeditarlo, che a poco a poco avevo innanzi a me qualcosa di nuovo, di sconosciuto, senza classificazione, in un complesso filosofico, artistico, musicale, poetico, che funzionava senza divisioni, trasmutando idee e segni, in una metamorfosi di architettura in natura, ove però la natura è rappresentata nel suo stato migliore, senza staticità, la natura in movimento.
Così Emilio Farina è riuscito a fare della sua opera un elemento trasparente e trapassabile; il vuoto si è reso visibile e percettibile, creando un itinerario continuo, infinito, un dialogo di eco senza parole, rendendo possibile un approccio completo.

La conoscienza

Ogni giorno, lentamente, la conoscenza forgiata di un precedente incontro, la conoscenza reale che colma le assenza.
Fare del quotidiano un gioco, allungare la routine, per romperla.
Creare iconografia come pretesto per spostare la memoria al volume, al vuoto, al colore.
Così, il senso del rappresentato volge ad essere, compreso o ignorato ma naturale, vero, umiliando il commediante, il falsario dell’arte, il truffatore di sogni, che verifica il reale.
Spostamenti continui che moltiplicano il divenire artistico, che non sparisce, divenire che Emilio Farina presenta e rappresenta, creando una testimonianza mobile, percorribile, leggibile, formando un concerto insonoro per orecchie che ascoltano, per occhi sordi.
Creare per lo spazio e nello spazio, l’opera che cammina, percorre, l’opera nel suo elemento e con i suoi elementi, la dicotomia di un gioco eterno.
E’in definitiva, l’opzione del silenzio fra tanti suoni.

MIGUEL ANGEL MAQUIEIRA RON
Luglio ‘94

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